di Giovanni Ryūko Cloutier.
«A volte mi chiedo con quale criterio si associ Dio a una cosa, come ad esempio il personaggio di un dipinto. A volte mi chiedo: divino chi dipinge, o divino il personaggio ritratto, la situazione, il contesto? Forse chi dipinge e ha successo non è divino quanto il momento in cui agisce, che rimane impresso nella tela. L’attimo e l’azione, il pensiero attualizzante, il gesto presente svela un portale con infiniti universi di storie vere, che muovono le anime e i corpi ad una nuova sensibilità. (…). Forse allora il verbo della memoria non è memorizzare ma fare presente le proprie esperienze passate (…) Forse allora, il più grande commercio è di tempo presente, e i veri artisti ne vendono attimi. Sembrerebbe che il presente dia la vita a tutto quello che lo attraversa, sviluppando nell’osservatore trasporto alla partecipazione, un sentimento difficile da descrivere. Sarebbe come dimenticandosi di sé, divenire se stessi».
(dall’introduzione di Giovanni Cloutier)
Qualcuno dice che le stelle sono come vecchie fotografie,
la loro luce impiega tanto ad arrivare ai nostri occhi,
eppure le viviamo nel nostro presente.
Come guida, come dono, come un’esperienza passata e remota
che illumina piccoli frammenti del presente.