F. Taiten Guareschi - Il Cerchio Iniziative Editoriali
Lo Zen di Guareschi è scomodo, come quello del suo omonimo e conterraneo, inventore per i suoi “ventitré lettori” di fatti “più veri del vero, tanto che di lì a poco si avveravano”.
Oggi Zen non sa di esotico come vent’anni fa, ma in compenso, mancando la decisione di frequentarlo, secondo il nostro costume intellettualmente eurocentrico l’abbiamo diffusamente adottato in versione ridotta, facendone un gustoso stereotipo marginalmente stimolante.
La sua portata rivoluzionaria, tale da scardinare l’esistenza pur rimanendovi dentro – quella di cui parlava R. Guardini riferendosi all’inaudita impresa di Buddha Shakyamuni – non è ideologicamente contenibile nelle condotte politically correct di un Buddismo preconfezionato, e chiede molto a chi se ne lascia attraversare. Senza mezzi termini, ci intende e ci chiede capaci di dono, libertà e scandalo, esige una competenza epistemologica adeguata a leggere l’esperienza religiosa dell’uomo contemporaneo, sempre più spesso manifesta in forme inedite, irriconoscibili secondo le categorie usuali, e insieme allude alla qualità mitopoietica dei linguaggi narrativi capaci di trasmetterne l’essenza.
Per questo scomodi, i testi che seguono, quanto ludicamente accattivanti. Nel gioco inventivo dei fatti e dei termini per dirli, al crocevia degli eventi che da sempre ci riguardano, nell’orizzonte mitico che informa la nostra storia vera.